COME NOI?- Teresa Mariniello: Note di lettura al testo di Norbert Sachser sui pensieri sentimenti e comportamenti degli animali.

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Aveva solo sette giorni la mia prima “cana” quando l’ho presa dalla strada e salvata; in tutte le sue fasi di crescita, dal biberon succhiato con voracità alle birichinate fatte in giro, dalla protezione ai miei cuccioli umani ai suoi ultimi momenti di vita, io l’ho pensata amica. Una preziosa amica.
Di quelle che hanno tanta intelligenza di cuore per ascoltare il tuo e starti vicino sempre. Così ho sentito le altre che sono arrivate dopo lei.
Sarà questo il motivo per il quale alla domanda posta in copertina del libro di Norbert Sachser “Come noi?” ho risposto subito: “Sì! Certo come noi, forse meglio perché loro si ingegnano per capirci più di quanto facciamo noi.”
Leggere questo libro, quasi tutto di un fiato, è stato non solo un viaggio negli anni di studi e di ricerche che ha fatto l’autore ma anche un percorso interiore dentro i sentimenti, le emozioni e il comportamento animale, così simili a quello umano, tanto che in certi capitoli ho avuto l’impressione che si parlasse di sociologia e di psicologia tanto erano introspettive le domande.
Ed è importante porre l’accento su questo punto perché se è possibile, ad esempio, misurare la quantità di cortisolo (l’ormone dello stress) rilasciata nel sangue da una ghiandola endocrina, la corteccia surrenale, è conseguenziale chiedersi: quali situazioni sono stressanti? E a seguire: come può essere evitato lo stress? E ancora: quali sono le situazioni che danno benessere?
I capitoli di cui è composto il libro sono leggibili non cronologicamente ma secondo la curiosità che suscitano nel lettore: si va dallo sviluppo delle capacità cognitive ai comportamenti che salvaguardano la specie, si va dalle personalità animali alla rivoluzione del concetto dello stesso, si va dalle conseguenze dello stress al benessere emotivo.
Io mi sono soffermata maggiormente su questi due capitoli, attratta dalle assonanze che ci sono col mondo umano. 
Gli studi sullo stress hanno messo in luce che il cortisolo rilasciato nel sangue permette sì di avere energia sufficiente per fronteggiare le situazioni ma che se queste si protraggono nel tempo e così pure la secrezione dell’ormone, si ha un depauperamento delle difese immunitarie che espone alla malattia e persino alla morte. Questo vale per loro e per noi.
Le situazioni che maggiormente sottopongono a stress sono quelle relative alla densità della popolazione e quelle relative alle gerarchie sociali.
In altri termini se il numero degli individui si moltiplica occupando sempre lo stesso luogo si va incontro allo stress da densità, questo noi umani lo riscontriamo facilmente quando ci troviamo a lungo in città sempre più affollate tanto che abbiamo bisogno di “respirare” tra viottoli di campagna dove lo sguardo può spaziare sino all’orizzonte, abbiamo bisogno di cambiare ambiente.
Ebbene, gli studi sulle cavie e sul loro comportamento relativo a queste situazioni hanno dimostrato che queste riescono ad avere una flessibilità di comportamento grazie a due organizzazioni sociali diverse, una relativa alla bassa densità e un’altra all’alta densità. E si sottraggono allo stress! 
Si parla di stress anche quando in un gruppo non è stabilita una gerarchia sociale e i conflitti che si generano tra i componenti sono tali da comportare forti dosi di stress; quando però il sistema sociale diventa stabile per una chiarezza di ruoli tutti gli animali, sia i dominanti che i dominati, stanno bene.
Perché non ci sono aspettative che vengono deluse, perché sono prevedibili le conseguenze negative di un comportamento.
E quanta parte della psicologia tratta delle conseguenze frustranti, delle false aspettative che ci facciamo relativamente a persone e situazioni, e quanto la psicoanalisi, tra l’altro, ci spinge a saper leggere dentro di noi i conflitti per poterli risolvere e non più subirli.
Il rimedio allo stress? Lo stesso per noi e per loro. Essere parte di una rete sociale con rapporti e ruoli chiari e una buona relazione col partner sociale.
Mi fa pensare alle Blue Zone, a quei sei luoghi su questo pianeta dove si vive oltre cento anni grazie a delle caratteristiche comportamentali, due delle quali sono quelle di cui ho ora parlato…
Strettamente connesso allo stress è il benessere animale.
La normativa europea stabilisce che a loro devono essere evitati dolore e sofferenza, ma basta guardare qualsiasi documentazione sugli allevamenti intensivi, di maiali e polli soprattutto, per sapere come la normativa venga elusa; eppure si tratta solo di benessere fisico.
Se vogliamo parlare invece di benessere mentale dobbiamo aggiungere a uno stato di salute buono anche un comportamento equilibrato. Come noi, se restano in un angolo, trascurando la loro igiene e non prendendo iniziative sono in uno stato depressivo che può sfociare anche in disturbi comportamentali, come quello chiamato stereotipato, che consiste nella ripetizione costante e ossessiva di un gesto, di un atteggiamento. Può essere il mordere le sbarre della gabbia da parte dei maiali, il beccarsi a vicenda delle galline, l’andare avanti e indietro degli orsi nello zoo, l’abbaiare continuo del cane tenuto alla catena.
Mi ricordano i gesti che i malati mentali facevano nel manicomio, appoggiati a una parete dondolavano la testa in modo più o meno ritmico…
Ma senza entrare nella pazzia, basta fare un parallelo con le nostre ossessioni, con la nostra coercizione a ripetere, con i nostri conflitti irrisolti, infine con ciò che in psicoanalisi viene chiamata nevrosi, per sentire quanto i nostri mondi siano vicini, nel bene e nel male.
Perché anche noi stiamo bene quando viviamo emozioni positive date dal vivere esperienze benefiche, che ci spingono a non prendere tutto troppo sul serio, ma a giocare.
L’importanza del gioco è nota per esperienza diretta a tutti.
Ai cuccioli piace giocare, non solo a quelli di cani e gatti ma a quelli di tutti i mammiferi e ad alcune specie di uccelli. Attraverso il gioco scoprono il mondo intorno, imparano modelli comportamentali, si scambiano i ruoli per cui in un combattimento accade che una volta vince uno e una volta l’altro, cosa che non accade mai in quelli seri. E il gioco è definito appunto dalla biologia comportamentale un “comportamento privo di serietà”. E proprio i cani, quando assumono quella postura detta della sfinge, dicono: “guarda che quello che inizio a fare non ha nulla di serio, sappi che è solo un gioco. Ti invito a giocare con me.”
E come possiamo non ricordare i giochi fatti da bambini quando una volta uno aveva i soldatini indiani e l’altro quelli cowboy, per poi scambiarseli successivamente in un passaggio di ruoli che permetteva di aprire più prospettive.
E non solo da bambini ma anche da adulti il gioco è importante, collezionare trenini e farli andare su piccole rotaie attraversando paesaggi inconsueti, staccare pezzi di manifesti per farne collage colorati, scovare sassi dalle forme strane e farne sculture, scrivere racconti per viaggiare con qualcuno.
Conservare l’io bambino, come ci raccomanda la psicoanalisi, per non essere solo in una modalità esistenziale adulta, fatta di troppe regole e pochi sogni.
Un accenno va fatto, proprio per le assonanze col nostro mondo, al capitolo sulle personalità animali e sulla scoperta dell’individualità.
L’importanza dell’ambiente sociale è determinante per un buon sviluppo del comportamento nei mammiferi; è nella prima infanzia che si formano le emozioni positive o quelle negative, è in quel periodo che se si subiscono traumi difficilmente possono essere cancellati o rimossi.
Superfluo fare il riferimento alla nostra struttura psichica…Ma non solo, anche il periodo della loro adolescenza ha tante caratteristiche comuni con la nostra, che vanno dall’allontanamento dai genitori e alla loro messa in discussione, per avvicinarsi sempre più ai coetanei in una sorta di sodalizio, attratti, in virtù degli ormoni sessuali, dai soggetti di sesso opposto.
Ma quali sono veramente le differenze tra noi e loro se sono tante le similitudini, anche se “spalmate” in modo diverso?
Negli animali è più evidente il “principio dell’egoismo”, fanno di tutto, nel bene e nel male, per trasmettere i propri geni alle generazioni future, mentre invece, forse, il genere umano riesce a sfuggire a questa legge attraverso le conquiste fatte per i diritti umani e per una eguaglianza di tutti di fronte alla legge.
Negli animali c’è solo il tempo presente, non possono proiettarsi in un futuro di mesi o anni. E se questo è utile in termini di una qualsiasi progettualità non lo è per i meccanismi mentali che genera, come la filosofia buddista insegna.
La domanda posta all’inizio, alla fine della lettura resta aperta, suscettibile di ulteriori risposte.
Norbert Sachser, professore di zoologia e direttore del Dipartimento  di Biologia Comportamentale dell’Università di Münster, studioso del rapporto tra uomo e animale, ci ha aperto una strada, mostrandoci quanta umanità c’è negli animali. E quanta attenzione in più all’animalità sarebbe bene che ci fosse in noi umani.

Teresa Mariniello

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NOTA SULL’AUTORE

Norbert Sachser è professore di zoologia e direttore del Dipartimento di Biologia Comportamentale dell’Universtà di Miinster, in Germania. È conosciuto soprattutto per i suoi studi pioneristici sullo stress, i comportamenti sociali e gli indicatori di benessere nei mammiferi, ed è autore di diverse pubblicazioni scientifiche e divulgative sul rapporto tra uomo e animale.

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Norbert Sachser, Come noi? -Edizioni Espress 2023

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