LA PIOGGIA E’ UN REBUS- Paolo Polvani: note di lettura a “Zoologia abitativa” di Teodora Mastrototaro

maria sibylla merian

 

Con questa raccolta Teodora Mastrototaro ribadisce e amplia quel patto di alleanza, quella dichiarazione di sorellanza che aveva stabilito nella precedente Legati i maiali.
In quella esprimeva la propria vicinanza e partecipazione emotiva alle drammatiche vicende degli animali destinati ai macelli: i vitelli, le mucche, i cavalli, i maiali, tutte quelle vite di cui l’uomo si sente proprietario e dominatore assoluto, e alle quali non pensa minimamente di porgere le proprie scuse, o, ancora più umanamente, chiedere perdono prima e dopo averli uccisi.
Qui Teodora allarga il discorso e include quelli di frequentazione domestica, il gatto, il cane, e quelli che potremmo definire sbrigativamente e superficialmente gli ultimi del regno animale: gli insetti, e neanche quelli considerati più nobili in una ideale, ma in ultima analisi fasulla, scala di valori: per esempio le libellule, le lucciole, le farfalle, che rimangono comunque un motivo ispiratore di tanti poeti, e alle quali Gozzano ha dedicato un intero libro.
No, le forme viventi cui Teodora volge lo sguardo sono le zanzare, i ragni, le mosche, le pulci, le zecche, tutti insetti cui l’uomo ha sempre dato la caccia, considerati nocivi oltre che fastidiosi, ignorando colpevolmente di alterare così una catena alimentare ma non solo, di distruggere un delicato sistema di equilibri, e tardivamente rendersi conto che alcune varietà di uccelli hanno visto drasticamente ridotta la presenza nei cieli d’Italia grazie all’uso ossessivo di prodotti chimici nelle campagne, di forsennate e reiterate crociate contro le zanzare nei centri urbani.
Teodora suggerisce di far salire su un’ideale arca prima del diluvio anche gli acari, i batteri, i microbi, forme di vita con cui, nonostante un’assidua familiarità, intratteniamo sicuramente meno forme di scambio consapevole.
Libri di poesie con protagonisti gli animali non sono mai mancati, mi piace ricordare una bella antologia curata da Eloisa Guarracino e pubblicata nel 2011, Alfabeto animale, che ospitava versi dedicati a una ricca varietà di animali, da quelli più comuni ai meno frequentati, e anche lì registriamo una buona presenza di insetti e altre forme di vita minime, la mosca, la chiocciola, la farfalla, il ragno, il moscerino, il grillo, l’ape; versi di autori provenienti da tutto il mondo, alcuni molto famosi, come Bonnefoy, Evtusenko, Magrelli,  Guerra, Loi, Niccolai, Sanguineti.
“Zoologia abitativa si configura come un attraversamento. C’è un’entrata e un’uscita da un’abitazione dove gli animali sono una guida per comprendere relazioni, gesti, umori e istinti umani. A volte la forma, altre la muta, la biologia e i comportamenti animali illuminano percorsi umani in case che non possono crollare sotto il peso di un agire umano, (pur)troppo umano”.
Teodora illumina queste creature di una luce trasversale, una luce domestica, che si tiene stretta la presenza di una casa, per esempio alle formiche dice: “Fermatevi e non dimenticatemi / perché / c’era una volta una stanza”
E al moscerino della frutta intima: “almeno rimani a tavola”.
Allo scarafaggio ricorda la crepa in cui inciampare per la foto di famiglia, e alla pulce parla del cane marrone, suo rifugio, “che piscia per ricordare / che qualcuno è nudo”, alla lumaca associa la parola sfratto.
Il fascino sta in questa assidua commistione di domestico e di selvatico, e il verso procede a strappi, a scarti, a impennate semantiche e ritirate strategiche, a piccoli balzi, salti dalle pareti di una casa, dallo zerbino iniziale, per arrivare al profumo migliore, approdare alla pelle liscia, muta e nera dello scarafaggio.
Un procedimento straniante, perché “la pioggia è un rebus dove la terra finge / del vostro ritornare alla mia casa”. L’intento di questo libro ha qualcosa di francescano, capovolge la visione antropocentrica e pone sullo stesso piano la formica, la zecca, la cimice, e l’essere umano, tutti allo stesso titolo in transito sul pianeta. Teodora è antispecista militante, riconosce uguale valore a tutti gli esseri viventi, in quanto dotati di sensibilità, e desiderosi di attraversare il breve spazio che ci è concesso nel migliore dei modi.
Dunque una doppia passione attraversa i versi della raccolta, la passione della militanza e quella della fedeltà alla poesia, che pertanto ci arriva lucidamente ariosa, scoppiettante.
Un libro che registra alcuni dei movimenti significativi che attraversano la società, e attiva un nuovo livello di sensibilità, ecumenica e diffusa, nei confronti della vita, e di tutte le forme di vita. Uno di quei libri in cui la poesia veicola messaggi nuovi, apre prospettive alla costruzione di una inconsueta arca dell’alleanza, un patto non più fondato sulla visione antropocentrica.

Paolo Polvani

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maria sibylla merian

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Testi tratti da Zoologia abitativa di Teodora Mastrototaro


Curve dal fondo che chiude il canale
per poi sparire con la lentezza di un dolore.
Mi concentro sul dotto lacrimale come
una finestra che chissà quando chissà dove
troverete l’uscita.
Persino le ceneri del mio corpo
vi accompagnano dalla strada al cadere.
La pioggia è un rebus dove la terra finge
del vostro ritornare alla mia casa.
Fermatevi e non dimenticatemi
perché
c’era una volta una stanza.

(formiche)

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Almeno rimani a tavola,
la fame del volare puzza di cimitero
dove una mela ammaccata
fa da ornamento.
Non il solito fiore ottuso
che crede nel nome scolpito nel marmo.
Almeno rimani aggrappata ad un dente
perché quando piove scavo un sorriso
come quando mi hai detto
C’è un’anestesia per l’inverno:
la neve.

(moscerino della frutta)

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Ho messo il profumo migliore
per non farmi ricordare.
La tua pelle liscia, muta e nera
all’alba rimane sconfitta
come il cuore
inciampato insieme a te
in una crepa
per la foto di famiglia.

(scarafaggio)
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Ti rifugi prossimo agli occhi
per un riposo umido
da dove sbirciare il suo film:
un cane dal naso marrone
che piscia per ricordare
che qualcuno è nudo.
Rimani orfano dell’animale
che perde la cena, che lecca
quest’uomo, ma è soltanto il suo
sadico gioco di vegliarci in silenzio.
Come la scimmia spulcia il prossimo,
io spulcio le cellule del mio
che non ha più forma, né profumo,
né la tua pena accessoria.

(pulce)

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In questa strada senza niente
in questo quasi fosso che
mi rassomiglia,
vivi in te stessa sull’erba.
Entro quattordici ore
viene rimborsato tutto.
Eppure in questo sfratto
abbiamo ancora un gesto,
una parola ebete.

(lumaca)

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NOTA SULL’AUTRICE

Teodora Mastrototaro, drammaturga, poetessa e attivista antispecista è nata a Trani nel 1979,vive a Roma. Ha pubblicato due raccolte di versi, Afona del tuo nome (La Vallisa 2009), tradotta dal poeta americano Jack Hirschman con il titolo Can’t voice your name (CC.Marimbo 2010), e Legati i maiali (Marco Saya 2020), finalista al Premio “Arcipelago Itaca” 2020 per la sezione raccolte inedite, vincitrice del Premio Speciale del Presidente di giuria al concorso “Bologna in Lettere” 2021, segnalata al Premio di poesia e prosa “Lorenzo Montano” 2021. La sua nuova raccolta di versi, Zoologia abitativa, ha ricevuto la segnalazione al Premio di poesia e prosa “Lorenzo Montano” 2022, per la sezione libro inedito. È inoltre presente nel volume collettivo, tutto al femminile, Bestie – femminile animale (Vita Activia Nuova APS 2023).

 

 

 

 

 

Teodora Mastrototaro, Zoologia abitativa -Arcipelago Itaca 2023

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